Io ho un metodo. E ve lo spiego perché a volte ho come la sensazione che da fuori, mi si prenda per schizofrenica. Non lo sono, forse (mi domando se uno schizofrenico sa di esserlo). In realtà non è corretto chiamare questo sistema "un metodo" perché temo non sia facilmente replicabile, lo definirei meglio, il mio personalissimo modus vivendi. E ho avuto il mio AH-AH moment durante questo ennesimo trasloco. Non sono pazza! Ho un mio "stile". Non lo illustro perché lo copiate, anche perché ho la netta sensazione che non sia il più efficiente di tutti anche se i risultati ci sono e si vedono, quindi rimane lo stesso efficace, ma per darvi un ulteriore conferma che ognuno di noi deve trovare la sua strada tra le millemiliardi che ci offre la vita.
Un mese fa esatto arrivavano a Londra da Milano 250 scatoloni. Forse qualcuno di più. Una follia. Tralascio di commentare la mia gestione del trasloco, manco fosse il primo. Ma una volta qui i pacchi, ho dovuto per forza di cose mettermi in moto per dare un senso a questa nuova casa e mentre mi muovevo all'apparenza senza un senso, ho decifrato il mio "modo" che ho riconosciuto in tante altre cose che faccio. I traslocatori, che forse un paio più di me ne hanno fatti e visti, si sono raccomandati di seguire un preciso ordine. Cioè di aprire tutti gli scatoloni della cucina e finire, procedere con il soggiorno e via così. Ovviamente come é mia abitudine ho fatto come mi pareva (non lo faccio nemmeno apposta sono nata bastian contrario, infatti non mi potrei lamentare di Te Elenina). Sento il boomerang che mi si pianterà fra le costole dicendovi questa cosa, ma ahimè, credo che studiare, vedere come fanno li altri, chiedere consigli, avere "un mentore" é fondamentale. Ma alla fine siete voi stesse che dovete trovare "il vostro stile". Svuotato anche l'ultimo scatolone, mi porto a casa anche questo nuovo pezzo di consapevolezza.
PRIMO: io agisco. Non sto ferma. Non mi faccio troppe domande. E soprattutto non mi faccio problemi. Già mentre i traslocatori stavano riempendo la mia casa fino a farla diventare il magazzino IKEA in termini di densità relativa, io mi sono messa ad aprire scatoloni, così, senza senso.
SECONDO: rimango sempre molto fiduciosa sul risultato. Anche se in alcuni momenti mi prendono attimi di sconforto, ho una visione di insieme e soprattutto non mi faccio prendere da paure che non esistono tipo "mi esploderà la casa""dovrò buttare un sacco di cose senza le quali non posso vivere" e via dicendo.
TERZO: Mi lascio ispirare e trasportare dall'intuito e dal mood del momento. A malapena apro e svuoto un cartone alla volta. Di solito ne apro almeno due e non è detto che abbiano contenuti simili o almeno paralleli. Ed è esattamente quello che mi succede nella vita. Apro mille scatoloni alla volta. Può succedere, quando mi si connettono i neuroni, che riesco a fare cose almeno attinenti, cerco comunque di "economizzare" gli sforzi, ma la maggior parte delle volte se questo accade è più per caso che per volontà.
QUARTO: ignoro totalmente o quasi gli allarmi DO NOT PANIC che si accendono nella mia testa, regolarmente. Ce l'ho il post sulla paura é, prima o poi arriva. L'esperienza mi insegna che poi in qualche modo, quasi magicamente davvero, tutti i pezzi si mettono insieme. E si riesce a vedere il quadro finale. Quindi nonostante la paura mi insegua (e qualche volta quasi mi prende, per fortuna che non è niente), io non mi fermo. Non va sempre tutto bene, ammettiamolo. Qualche scatolone sta li anni finché, marcio, lo devo buttar via (parlo della metafora, non dei cartoni veri, quelli li ho finiti tutti davvero!!!).
QUINTO: credo nella magia. SI E' MAGIA. Tutto quello che sembrava non avere nessun senso, nessuna logica, nessuno sbocco, diventa armonia. La casa in tre giorni era finita. Anche carina, per quanto non sia una delle mie priorità avere una "bella" casa. Confortevole, accogliente, funzionale. E anche solo qualche ora prima, mi sembrava impossibile. E succede anche per esempio con i pezzi che cerco di imparare al pianoforte. Vado avanti mesi a suonare come una capra, non mi viene un pezzo dall'inizio alla fine manco morta, ma vado avanti con i miei 20 minuti quotidiani cascasse il mondo. Poi un bel giorno, mi siedo e per "magia", riesco a suonare il mio pezzo dall'inizio alla fine senza errori (fermo restando il tempo e quelli che studiando da sola, oramai non sento più, ma per il mio standard mi sento la Argerich).
SESTO: mi godo il mio personalissimo successo. Mi complimento con me stessa, mi lascio andare a piccoli attimi di piacere, mi dico, ad alta voce, che sono brava, che ho raggiunto un altro obiettivo. Che non so nemmeno bene come ho fatto, ma ne è valsa la pena. E ho scritto questo post per rinforzare ancora di più la mia percezione.
SETTIMO: mi ributto subito in una nuova avventura! Chi si ferma é perduto dice la saggezza popolare e io a questa, credo (a molte altre no).
Capita a tutti, e anche spesso, di arrivare a punti morti, in cui pare impossibile raggiungere un obiettivo. Si va in confusione, si perde concentrazione, tutto sembra sbagliato perché non era come ve lo aspettavate. Ma succede proprio sempre. Non ho mai incontrato nessuno che sia completamente soddisfatto del "processo", ma conosco persone che non si sono arrese e che hanno raggiunto il loro obiettivo, per vie che spesso non é nemmeno umano immaginare. Magari parli con una persona dei tuoi progetti, così tanto per parlare e quella si trasforma nel pezzo del puzzle che ti mancava. Provi a contattare una persona per un'idea che hai e scopri che é la tua anima gemella e non ti aiuterà mai nei tuoi progetti perché quando la vedi hai altro da raccontargli.. L'unica vera verità é che SE STAI IMMOBILE, non ti succede niente. Ma NIENTE proprio. Magari non perdi soldi, non perdi la faccia, non perdi un equilibrio che non esiste (perché gli equilibri della vita si trasformano ad ogni minuto), però non guadagni nemmeno NIENTE. Qualsiasi sia il valore di quel che stai cercando, compratelo sempre quel biglietto. Il 100% dei vincitori, ha comprato il biglietto e nel 99,9% dei casi, non solo uno.
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