L’Africa. Non potevo chiedere di
meglio per il post post-stallo. Quello che fa ripartire il blogger che vuole
fare troppe cose e non ne fa neanche una bene.
L’Africa dicevo. Scendi
dall’aereo e ti investe il caldo umido, i colori della terra che non brillano,
ma lo stesso sono vivi. Ti prende la sabbia, ti entra nelle narici, negli
occhi, nel cuore. E poi i sorrisi. Forse la prima cosa che ci ha colpito, sono
proprio i sorrisi. Magari solo perché sulla loro pelle nera si vedono di più. O
forse solo per quella misteriosa legge di compensazione per cui chi sembra aver
meno alla fine davvero sorride di più.
Non so spiegarvi bene. Ma è così.
E poi comincia il viaggio, quello vero. Le 24 ore che ci sono volute per
arrivare qui non contano. Il cammino comincia ancora al buio su un van
scassato, le valigie accatastate e l’autista che ti chiede “sai dove devi
andare vero?” ma come .. “no che non lo so, devi saperlo tu sei stato pagato
apposta!” ed è la prima sensazione che ritroveremo ancora. L’incertezza. E’
giusto insegnarvi a gestire l’incertezza? Io credo sia indispensabile. “Se
riesci a mantenere la testa, quando tutti intorno a te la perdono e te ne danno
la colpa..” Iniziava così Kipling a parlare a suo figlio. E non a caso era
stato in Africa tanti anni. “Mamma cosa succede?” “Niente Amore dormi.” Niente
amore dormi.. era meglio spiegarti? Che non avevamo un indirizzo, che erano le
5 del mattino e che il nostro autista per le due ore e 40 del tragitto che ci
separava dalla Tishi’s Farm ha continuato a buttarsi acqua in testa per star
sveglio? Nemmeno questo so. Io predico la verità sempre e comunque, specie con
voi. Ma stavolta sorvolo.
“Mamma c’è un’odore molto forte
qui..” E’ vero, l’odore è l’altra cosa che ti invade quando sei ancora in
città. Perché le città puzzano, non è una prerogativa dell’Africa. E’ così New
York ad agosto.. ma il mio pensiero va alla Bolivia, era esattamente la stessa
sensazione provata allora. “Amore sai qui somiglia a dove sei nata tu” mi esce
spontaneo, stavolta la talebana della verità mi sfugge di mano, era necessario?
Roby ti ho visto leggermente scossa.. ma eravamo troppo stanche per parlare..
no va bene. Io ho fiducia in Te e non ho voluto trattarti come una bambina, ma
come un essere umano che sta facendo esperienza, di tutto. A qualcuno pare
estrema.. ma la vostra mamma va avanti diritta.
“ma come porti le bambine in
Kenya e nemmeno in una struttura alberghiera?!”
No. E “nemmeno” davvero vedo il
problema, al contrario mi sembra un’opportunità unica e un’esperienza che
arricchirà il loro bagaglio. Spero di farvi crescere nella curiosità e non
nella paura. Siete morte perché ci siamo fatte per 8 giorni la doccia fredda?
Non mi pare anzi..
“hai fatto almeno la profilassi
per la malaria e quelle robe li?”
quelle robe li? Ma non siamo più
ai tempi di Coppi direbbe Giochi.
No niente profilassi. Io mi fido
anche della terra e della natura. E tra l’altro non mi sento nemmeno un
incosciente che forse è l’aspetto peggiore della faccenda.
Arriviamo e distrutte ci mettiamo
a letto, stranissimamente è una richiesta anche vostra ragazze, non sia mai che
me la lascio sfuggire. E sul letto a baldacchino sotto le zanzariere di tulle,
ci lasciamo cullare da tutti quei suoni che sono un nuovo ricordo. (ossimoro,
non sia mai che mi faccio sfuggire nemmeno un’occasione per rompervi i maroni
su una roba da imparare, figura retorica in questo caso, che consiste
nell'accostamento di due termini di senso contrario o comunque in forte
antitesi tra loro)
Poi ci svegliamo e le mie piccole
esploratrici partono in missione. Siamo in mezzo al nulla, vegetazione folta e
strade di sabbia rosso gialla. Micro villaggi intorno, bambini dai pantaloni
stracciati al cancello. Non si sa chi è più curioso se loro o le mie cucciole.
Vi lascio andare, è il mio
metodo. Quello che a parer mio funziona meglio, esperienza sul campo. Mi direte
voi se ha funzionato. Io intanto mi occupo di disfare i bagagli e di
riprendermi che è la parte più difficile.
Dopo forse un’ora, forse due,
forse mezzora del tempo africano che si dilata e si restringe molto
diversamente da come succede nel resto del mondo, sei tornata in camera Roberta.
Noto che c’è qualcosa di diverso in Te, ma è più una sensazione che un vero
indizio.
“Mamma ho regalato tutti i miei
braccialetti ai bambini li fuori!”
Ecco allora capisco cosa c’era di
diverso. La gioia della condivisione. Ragazzi, siamo qui da pochissimo e mi
sono già ripagata tutto il viaggio.
Dovrei andare avanti a raccontare
di tutto il resto, ma mi limito ad una lista, altrimenti ne viene fuori un
romanzo e questo blog serve solo a voi ragazze per ricordarvi il percorso fatto
e per scoprire chi siete anche grazie alle esperienze che avete fatto.
Allora: i 40 bambini che sono
venuti a salutarci e a prendere i regali che avevamo portato, i loro canti di
ringraziamento e le partite a calcio o a un-due-tre stella, perché i bambini
non hanno bisogno di parlare la stessa lingua per interagire (perché invece i
grandi si? Non perdete questa capacità di comunicare con gli altri, la lingua e
la cultura non sono MAI il vero ostacolo). Poi il riso al cocco, il chapati e
il succo di passion fruit, quello vero, che non nascono i briks sugli alberi. Cathrine
e le sue manate. Il giro a piedi nei villaggi al mattino, la famiglia che ci
offre il latte di cocco colto e aperto (vi ricordate cosa ci ha detto Ale?
Forse no, a me ha colpito molto: “la morte per caduta dal palmeto o per aver
ricevuto una noce di cocco in testa è la settima causa al mondo”.. impressionante
no? Non fa riflettere il fatto che quest’uomo per offrircelo abbia rischiato la
vita? Ok lo farà tutti i giorni.. ma non date nulla per scontato). Poi la
spiaggia bianca il pomeriggio, i piedi nell’acqua calda non senza un po’ di
timore e i pescatori che arrivano con un marley appena pescato grosso come
tutte e due voi messe insieme, anzi forse qualcosa di più.
La foresta di Gede il giorno dopo
di cui non si vedeva la fine da la in alto e la prima delusione per gli
elefanti che non si sono fatti vedere. La delusione va insegnata ai bambini
altrimenti poi ci troviamo davanti adulti che mollano alla prima difficoltà..
sbaglio? Non so, ma io vado avanti con l’istinto. Chissà cosa ne penserete fra
qualche anno di tutti questi miei metodi educativi.. ok ma continuiamo. Anche
la misteriosa città abbandonata di Gede, ve la ricordate la storia? Sicuramente
no, ci piaceva di più saltare sui pozzi, improvvisarci archeologhe e immaginare
tesori. Ma se vi va di scoprirla adesso la trovate qui. In compenso sono
certa che vi ricordate il gigantesco Baobab su cui siamo salite, vero? E la
paura per le scale ripide e le ringhiere instabili e la mia mano sempre li.
Anche la paura serve a piccolissime dosi.
Martedì si parte per la grande avventura. Una piccola
delusione il giorno prima, una grande soddisfazione il giorno dopo. Safari
Time. E le zebre e le giraffe e la mamma che vi fa scendere in mezzo alla
Savana, tranquilla come una pasqua con buona pace della guida che si fa venire
uno sturbo. “you never know what can be hidden just behind a little tree..” Va
bene, mi fido di lui sto giro, incosciente si, deficiente q.b. non di più. E
l’arrivo al campo.. stravolte e stanche, ma che paradiso abbiamo trovato? E la
Cabanna!?? (Italianizzazione dell’Ele di cabanne, in francese la capanna, che
poi era una tenda super figa con un bagno enorme e una rosa fresca in una
bottiglia di birra vuota).
Ma vogliamo parlare del
coccodrillo sulla rive gauche del fiume mentre pranzavamo, che se non avesse
aperto e chiuso la bocca avremmo continuato a credere che fosse come quello di
gardaland; dell’ippopotamo che si lavava il sedere e di Mario? No Mario va
spiegato, che voi lo sapete, ma se legge qualcun altro.. Mario è un Elefante.. meglio
un Telefante come li chiama l’Ele, nativa digitale. Amico dei proprietari del
campo. Che quasi tutti i giorni va a fargli visita. E si fa un giro fra le
tende, peccato che è grosso il doppio, così, perché del resto è casa sua, siamo
noi gli ospiti. Vi ricordate le facce di quelli che sono usciti dalle tende e
se lo son trovato davanti?!!? Ahaha che ridere.. poi come è venuto è
ripartito.. ma ci ha fatto compagnia anche durante la cena, grattandosi un po’
la pancia sulle palme sotto la terrazza. A no, dimenticavo il tramonto alle
waterfalls.. ma vi siete rese un po’ conto di quante meraviglie abbiamo visto
in così poco tempo? Chi lo sa.. Ma andiamo avanti con l’elenco.
E il giorno dopo? I leoni, quella
ventina di ippopotami spiaggiati e quelli in mezzo all’acqua. Gli impala, il
ghepardo, le linci le gazzelle i facoceri i bufali i dik dik.. Non me li
ricordo nemmeno tutti, ma quanto è stato bello? E la terra.. e il cielo e la
pietra a forma di teschio e il paesaggio lunare e.. e.. e.. non si finisce più.
Il rispetto. L’adrenalina. Il coraggio, il tramonto, la solitudine le storie
dei bracconieri.. Ma val davvero la pena soffrire in un mondo così meraviglioso
e vario? Spero tanto che voi sappiate che la risposta è NO. Non c’è un minuto
da sprecare. Va vissuta in ogni piccolissimo istante questa vita.. così finiva
Kipling la sua preghiera al figlio. Se riesci a riempire ogni inesorabile
minuto
, dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò
che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!. (QUI TUTTA)
OK, manca altro ovviamente. Le
donne della fondazione Chama e i microcrediti che voi ancora forse non potete
capire bene cosa siano, ma di cui vi riparlerò. Dei loro canti e delle loro
danze per salutarci. E le loro mani che cercano le nostre.
Dell’Elena. Roberta ricordi?
“Guarda Roby, Cathrine è tutta nera come Te.”
Te la sei presa. Lo so, non è
facile essere sempre quella “diversa” soprattutto alla tua età. Chissà quando
arriverai a leggere questo blog, ma io spero tanto che succeda presto che Tu
possa capire quando è bella la differenza. Quanta ricchezza c’è nella pelle di
un colore diverso, mozzarella come l’Ele, caffelatte come la tua o cioccolato
come quella di questi bimbi che hai cercato sempre in questi giorni.. “mamma
sono i miei migliori amici.” Chissà se ti sei chiesta perché ti sei sentita
così vicina a loro, per i sorrisi? Per come ti cercavo per come erano attratti
da Te? A casa ne parleremo.. anzi vorrei fare un diario con Te su questa bella
esperienza per capire insieme cosa ci ha regalato (blog canta, vediamo se
mantengo l’impegno, solo Tu me lo dirai). Adesso sull’aereo voglio scrivere per
non perdermi nulla. Vi amo così tanto tutte e due. Ok mancano ancora un paio di
cose. Le ragazze poco più grandi di Te Roby e i loro canti e balli di chiesa,
lo Swaili e tutte le parole nuove che abbiamo imparato: Jambo, Akulacema.. Il
capretto che le donne a cui abbiamo fatto la donazione ci hanno portato come il
dono più bello che potessero farci.. Ci ha fatto un pochino impressione il
fatto di doverlo ammazzare e mangiare, ma è la bellezza ancora una volta sta
nel dono e della diversità che ci ha fatto crescere così tanto in questa
settimana. E infine la spiaggia, bellissima. Con il vento forte che formava
delle strane strisce che ci si infrangevano sui piedi. Il ristorante fatto solo
di legno e palme di cocco, il bagno nell’oceano pieno di pepite d’oro, le
partite a racchettoni e il letto che dondolava al sole.. E le carezze di Elena,
il sorriso di Livia, le domande di Arianna, i giochi di mamma Stefy, la
pazienza di Sara per non parlare di tutti i maschi, Walter il super autista, Massimo tutto fare, la clemenza
di Lorenzo, gli occhi che brillano di Mattia, Alessio e Matteo che fanno più foto
della mamma, Fabio con la sua risata e le sue paure e Matteo piccolo che pur di dar due calci ad un pallone ha giocato
anche con voi; Alessandro e Alessandro, la bellissima Agnes con la gola in fiamme, le cuoche che
ci hanno pulito sempre il biberon e infine la simpatia e la bellezza di
Kadenghe e il silenzio di Egle. E mancano tutte le sensazioni che tireremo
fuori insieme, perché non possiamo dimenticarci quanto è bello essere diversi..
“mamma io in Africa ci voglio
tornare.”
Può non venirmi un pochino da
piangere per la felicità di questo regalo che mi ha fatto la vita? Ogni giorno
può essere unico. Farò del mio meglio per farvi vivere questo miracolo senza
sprecarne una goccia.
Mamma.
MISSIONE AFRICA, STARTED
PS presto anche un po’ di foto,
linkate qui perché vi resti dentro tutto.
ciao mi brezzeeee ...il tuo nome non è ridondante e cosi famoso come il da te citato kipling...ma hai portato deentro di me un emozione forte..tu donna testarda peste sei riuscita perfettamente a trasmettere a noi che leggiamo dellle bellissime emozioni sensazioni e alle tue figlie ? non lo so ma di sicuro so che vorrei passare al figlio che arriverà un amore grande ...per la vita ..come quello che dai tu alle pricipesse...un bacio e grazie
RispondiEliminaDavide nasce già molto fortunato.. il suo papà è un essere meraviglioso e onesto, tutto il resto viene da se. Sono loro che ci insegnano la vita, è per questo che non si arresta l'umanità, chi arriva si porta con Te tutto il mondo. E CMQ.. TI ADOROOOOOOOO!!!!!
EliminaChiara sei fantastica, un bacio Carola
RispondiEliminaMitica Carolaaaaaaa!!! Bacio
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